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16 marzo 2023 § Lascia un commento

Così sei un muro arancione
una gabbia Faraday
un sussulto marginale fuori dal
rinvigorirsi dei prati.

C’è una spinta che oppone
il ventre al ventre
un trascinamento diseguale
come una morìa di insetti dimenticati
oltre le cortine di marzo.
Come il mese, scoordinato e rapito,
mi tollero poco e senza udienze.
C’è il paradigma interrotto
da una mobilità tronca
e io spingo, spingo, spingo
senza guardare alla direzione
né avvedermi delle conseguenze di ogni spinta.

Intanto io faccio i conti.
I conti su quanti ancora si troveranno
costretti a respingermi
su quale autocarro mi spezzerà la schiena
quando mi sacrificherò per la vita di un infante
su cosa ancora mi troverò costretta ad accettare
muso basso
per tirare avanti
e se, davvero, mi ci troverò ancora costretta.
I conti sono inconcludenti.
Mi sorvegliano le siepi a protezione di villette a schiera.
La periferia è un atto di coraggio
che applico a ogni giorno
estraendomi dal centro
distillando il mio pensiero.

Dove sono?

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