effetto di mera esposizione

28 agosto 2022 § Lascia un commento

Ave capra piena di grazia
il Signore è con te e a ben vedere
quando chiami la mano guidandola
su quella testolina dura e luminosa
al cospetto della quale i dittatori
dovrebbero cospargersi il capo di cenere.
Capra, io dovrei nascondermi
perché per quanto possa impegnarmi
non valgo la metà delle tue orecchie
così calde mobili e vive.
Quindi ti accarezzo, ricevendo
la meraviglia di toccarti e guardarti negli occhi
e dovrei dare fuoco
a tutte quelle mie poesie
non abbastanza caprigne.

effetto di mera esposizione

21 agosto 2022 § Lascia un commento

Sono andato dal barbiere per la prima volta
a trent’anni
e non sapevo neanche cosa dirgli.
Fra una veglia e l’altra, nei tunnel predestinati,
nei luoghi dove abbiamo vissuto o non abbiamo vissuto
fra le pagine e le lenzuola e ai banconi dei bar
negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie
negli incontri fortuiti o meno
con le borse della spesa, le valigie,
o solo lo spazzolino infilato in una borsa e poi lasciato
dove non avremmo mai più dormito
nei boschi, sulle sterrate, nelle autostrade
interrotte dagli autogrill
nelle abitazioni altrui, nei musei disorganizzati
durante quelle vacanze nate bene e finite male
o viceversa
durante i temporali che di notte in pochi sentono
nell’afa, nel cordoglio, nella felicità improvvisa
trovata in un vicolo umido e buio
dal barbiere, dal medico della mutua, dagli amanti
avremmo sempre dovuto dire
quello che ci passava per la testa
e che finora non abbiamo detto mai,
fosse anche stato solo:
non so neanche cosa dire.

musica da un’altra stanza

16 agosto 2022 § Lascia un commento

Stanotte quattro ore sveglia
semplicemente lucida e privata della facoltà di riaddormentarmi
ho girovagato per casa
acceso e spento luci
mangiato una pesca, bevuto acqua
c’era qualcosa di sognato che non ricordavo e tuttora non ricordo
fatto salvo il protagonista
che era, diciamolo chiaramente, tutto
fuorché inaspettato.

Quando poi ho ritrovato il sonno
abbracciando Irene, tenendo le mie mani
aggrappate alle sue, e lei che solitamente scansa questi abbracci mentre dorme,
come sapendo che mi era necessario, ha tenuto
le mie mani a sua volta, il suo busto caldo,
le gambe fresche e mobili, quando poi, dicevo,
ho ritrovato il sonno, mi sono vista in un crocicchio
di vie a Torino, una serie di incroci particolare, diverso da come
ci si attende ragionevolmente considerata la pianta regolare della città,
ma piuttosto sfasato, diramato e appena complesso,
come le composizioni urbane nelle quali non mi confondo e mi oriento
senza errore, e dovevo recuperare qualcuno alla stazione,
dicevo a Jenny, conosco la strada, vado da sola,
e su questo incrocio specifico c’erano due stanze
attigue, una camera da letto e un salotto, aperte su un lato che affacciava
direttamente su un binario di passaggio per treni
ad alta velocità, e dicevo a Irene veloce, nini, vieni
a vestirti, e Davide che le raccomandava di prestare
grandissima attenzione a mantenersi lontana
da quel binario così pericoloso e mortale.

Stacco. Dormiveglia. Altro sogno. Messa a fuoco sul binario e una
banchina priva di tettoie, ampia, due gambe di donna riprese da dietro,
molto muscolose e nude fino al ginocchio, scarpe robuste,
le code di una giacca legata in vita, una busta di plastica del supermercato,
e il titolo in grassetto di un quotidiano sognato e realissimo
(come in tutti quei sogni appena precedenti il risveglio)
a didascalia della scena che recitava:
Ha acquistato due bottiglie di birra da 66 cl
Ha poggiato la sporta sulla linea gialla
Sì è gettata sotto il treno in transito
Ha lasciato un biglietto di scuse e di addio.

effetto di mera esposizione

9 agosto 2022 § Lascia un commento

Il giallo è il colore preferito di Irene
a me piace leggere i gialli
se mescoli il giallo al rosso esce l’arancione
(che è il colore di molti frutti deliziosi) 
il giallo è, dicono, il colore della pazzia
di certo è il colore delle malattie epatiche
gialli sono i tramonti con le nubi cariche di sabbia
per me i giorni gialli sono il paradosso
di chi non riesce a stare al mondo
e ci resta, come tutto il contrario di tutto
giallo è l’urlo dell’urto del limone contro i denti
nelle giornate estive che accarezzano tanto da graffiare
e le ore calde maledicono il colore giallo del sole
così come disegnato dai bambini:
gialla è la lampadina che benedice due teste
che si guardano sotto di essa 
avendo esaurito il da dirsi.

effetto di mera esposizione

7 agosto 2022 § Lascia un commento

Nella toilette al piano interrato,
dove sto urinando, c’è
una mosca sul pavimento.
Ubriaca, incattivita, affamata di luce e 
affamata e basta.
Potrebbe uscire
non trova la strada 
non sa che deve passare l’antibagno
risalire le scale 
girare l’angolo
dirigersi verso la porta automatica
o forse lo sa
e non ha voglia, o forze, per farlo.
Esco
mi lavo le mani
mi guardo le spalle e lo sterno
così sottili nell’estate che mi macina
e che non sa che io sto macinando lei.
Potrei portarla fuori, quella mosca.
Ma non lo farò.

musica da un’altra stanza

2 agosto 2022 § Lascia un commento

C’è un odore violento e quasi acre
di prati da giardino tosati la mattina
dopo una notte di temporali.
Il naso raccoglie storcendosi
in un sussulto di fastidio.
Le gambe imperano
troneggiano e marciano
il mio sentiero mi attende
con i suoi profumi che
conosco, che sono i miei interni.

Un tetto frondoso che si allunga
a ombreggiare le anse del mio moto
mi conferma che non avevo dismesso
il mio romanticismo, ma piuttosto
lo lasciavo libro di vagare
privo di forma e costrizioni
attraverso i nugoli di insetti
sotto i piloni dell’elettricità
fra lenzuola stropicciate e sempre
molto accoglienti.

Non ingoio bocconi amari
l’amarezza non oltrepassa il mio palato
se non per presentarsi
come un sapore gradevole, che spezza e risalta.

Ciao Tresero
ti guardo senza soffermarmi, come in
un incrocio fra familiari in corridoio.
Mi sussurri che certi amori sono traghetti
ti alzano e ti portano più in là
lasciandoti sulla riva dove ti si attendeva,
una riva dalla quale partire ancora.

Oggi rilevo una qualità balsamica dell’aria
che non avevo ancora sentito così forte
saranno i cespugli gli alberi sferzati
prima dalla pioggia e poi dal sole
o la mia sensibilità esasperata dagli ormoni
e dalla stanchezza sentimentale
a portarmi queste fragranze ferine e pungenti
mentre attendo bacche e piccoli insetti.
Forse: un fiore nuovo.

Il tuo viso, Caronte, impassibile e dai lineamenti
conclusi, il tuo viso stanco grave e
ondoso, il tuo viso calcolato come area
dalle mie mani tanto prensili, non consumabile
e non tracciabile, il tuo viso a confine dei giorni a venire.

Quella di oggi non è una camminata, bensì una marcia
coi bastoni branditi e armeggiando coi rami
fa rima con commiato e con svolta
sempre più scagliata verso galassie e vie lattee inedite.
Mi inerpico frettolosa, fuggo
braccata dal vocìo e dalla presenza scenica
dei villeggianti, volendo solo quiete e sottobosco
cerco un posto che non sia posto.

(A distanza tale
da cogliere le forme, la disposizione, i dettagli
più evidenti
di una composizione
che è andata restringendosi:
fino all’epilogo.)

Dove sono?

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