effetto di mera esposizione

30 marzo 2022 § Lascia un commento

Luigi
neopatentato
ammalato quando sarà grande
si spegnerà presto
fra i frantoi e i mattatoi
si piega sui volantini
lavanderie automatiche e baretti
i bacetti accantonati
Luigi è enorme
un sussurro che incalza
un dottore, presto
con i cori che sottolineano
il ritornello:
Luigi
brucia
nel sogno.

effetto di mera esposizione

29 marzo 2022 § Lascia un commento

Quello che mi manca è l’edera
la forza della cote
una moglie da mangiare di notte
con le cicale che frastuonano
le trecce delle bambine timorose
il materasso di lana:
adesso ti devi decidere, dicono
devi decidere da che parte stare
io, proprio io che sto solo dalla mia
e tutto sommato da quella di tutti.
Parla un po’ con questo con quest’altro
con la camiciola fresca
e le assi che cigolano.
Adesso ti devi decidere.
Cadi, rialzati, sbùcciati le ginocchia.
È quasi giorno. Il sole non finisce.
Le tegole sono ricontate.
Il cielo non mi dà ampiezza né profondità.
Ma ora arriva, vedrai, ora arriva la guerra.
E ancora tu non hai deciso alcunché.
Quando il mondo sta per finire e tu ancora
non hai imparato a stare al mondo.
Nel bombardamento assordante dell’informazione.
Ma io non decido.
Mi manca l’edera, verde di pioggia e di sole,
e il pezzo di scisto necessario per giungere
a tagliarla.

il sale

27 marzo 2022 § Lascia un commento

tu, giardino francese, maglia glutinica,
manica ampia che dà alloggio, tu
muro da portare e lasciare dove sta,
animale da prato e da sentiero, tu che
arrivi dove sei e non porti via nulla
nel montare dei giorni e delle notti
col rantolo felice di chi non tiene conto.

effetto di mera esposizione

15 marzo 2022 § Lascia un commento

È arrivato il giorno giallo, giallo come la guerra
con l’umidità a palla per le strade
gli esami del sangue digiuna da sigarette
camminare con un’amica e dirle sono cotta a puntino
mentre parliamo di sheila e tim
poi ho preso un taxi giallo
attraversato un fiume giallo
“Ehi, hai da accendere?”
mentre compravo vongole al mercato del pesce.
Fuori dai palazzi una linea immaginaria che divideva
il mondo esatto e il mondo che vedo.
Persone in fila per il mio prossimo debutto
(ma si debutta una volta sola)
(e così a lungo).
La prossima volta che esci, mi dico,
ricordati di prendere la macchina fotografica.
Potresti sparare in alto il giallo del giorno
forzarne la saturazione.
Conservarlo come un atto notarile che dichiara:
io non ho guerre, non combatterò più.

effetto di mera esposizione

14 marzo 2022 § 2 commenti

Il mio nome è comunque, non ho scritto nulla,
la mia vita termina in un locale jazz.
L’iter è appassionato, stravolto,
come i cocktail che non ci hanno servito
e a nulla ci sono serviti.
Ho le braccia grosse?
I capelli folti?
Un tatuaggio sbiadito?
La sceneggiatura su questo tace.
Il mio nome è comunque, non ho scritto nulla,
e marzo è un rendiconto preciso.

effetto di mera esposizione

10 marzo 2022 § Lascia un commento

Per prima cosa sono gli zigomi ad andare in frantumi.
Come un’avaria al motore, ma programmata.
Quegli zigomi frantumati alle estremità delle carreggiate
dove ho atteso numerose volte, in pace.
Con gli zigomi intatti.
Ma ne ho conosciuti diversi in frantumi,
ammaccati, separati, staccati dal resto delle ossa,
ammucchiati ai margini delle carreggiate.
Dove si attende un autobus sospeso
con le borse della spesa stracolme e pesanti.
Dove gli zigomi sono quella sola cosa integra dalla quale
ripartire, come se non ne avessi mai conosciuto alcuno,
come se la vita fosse una confezione di racconti
da collezionare nell’insofferenza generale.

effetto di mera esposizione

6 marzo 2022 § Lascia un commento

Ero la bambina
chiusa nella valigia
rannicchiata in posizione fetale
aspettavo di nascere ma ero piuttosto terminata
nel mio essere bambina
nella valigia
chiusa, impolverata, depositata.
La valigia è ora una prova di reato
nessuno sa bene quale reato
tanto più che dentro non c’è bambina alcuna.

chomolungma

2 marzo 2022 § Lascia un commento

La luna percorre un arco cedevole
c’è una folla ai piedi del giorno
che scalpita per arraffare e dare spettacolo.
In qualche modo due persone restano al margine
parcheggiate sui palmi che si sovrappongono
incorniciando nella più impietosa maniera un tempo
che non si può discutere che sottovento
nelle sere illuminate dalle lampadine alogene
in uno spazio che sia un alloggio o un piccolo rifugio.
Dove sei tu sono io
anche se la geografia dichiara distanze impercorribili.
Questo è un cifrario terribile, bambina mia.
Traduce benissimo ma in un idioma
parlato solo da due persone che non riferiranno.
Questa è la maledizione, questa la fortuna.
Ci sono appartenenze che si vedono solo in certi istanti
come un riflesso negli schermi spenti: e loro vanno,
paralleli, senza destinazione.

Dove sono?

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