ridondanze
9 settembre 2020 § 1 Commento
c’è un fiordo che non ci si stacca
di dosso, e il veleggiare da tempo esaurito –
il vulcano esausto, le glaciazioni prossime,
i petali di neve. dove poggio il piede
voragini e crepacci. il mondo uccide.
stanno morendo le cose, i sassi, i baci.
i figli sono cose immense che ci esplodono
fra le mani, davanti, lontanissimi dai nostri
corpi. cosa stiamo facendo. abbeverandoci
ma senza sete. e la malattia nei caratteri
incerti, puramente rappresentativi.
ma di cosa. quando tira un vento forte
e noi non conosciamo il significato di
affondare. ma vivi. clinicamente
vivi.
Avrei scritto molto, qui, in era splinderiana. Ti basti questo.
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