Invito

24 Maggio 2016 § 2 commenti

SABATO 28 MAGGIO ORE 21:00
L’editore LIETOCOLLE PORDENONELEGGE vi invitano ad incontrare quattro giovani poeti protagonisti dell’ultima edizione di Pordenonelegge e pubblicati nella Collana Gialla di poesia:
SEBASTIANO GATTO
MADDALENA LOTTER
DANIELE MENCARELLI
GRETA ROSSO

Interverranno MICHELANGELO CAMELLITI, GIAN MARIO VILLALTA e il curatore della Collana Gialla, AUGUSTO PIVANTI.
Saranno presenti ANNA MARIA FARABBI e MAURIZIO CUCCHI

(un invito, fatto di cuore, a chi mi segue e si trovasse a milano, sabato sera, senza ben sapere come passare il tempo…)

 

Invito Tour della Gialla_Pordenonelegge-28-05-16.jpg

La terrazza

21 Maggio 2016 § 2 commenti

1.
Vogliamo immaginare che possiedano
il de nobiliare.
Maggiordomi,
guanti bianchi come le nuvole,
attrezzati di tutto punto.
Sulla terrazza
prenderemo l’aperitivo.

2.
Uno sciamare di sete
attorno al buffet.
Dietro la tenda
una donna
sogna di toccarsi davanti a tutti.

3.
Il cielo è un telo
teso male e immobile.
Non hanno speso una lira
per le nubi o due stelle:
bastava la sera.

4.
Si insultano e si vogliono bene
coi loro calici in mano
somigliano, ma sono più divertenti,
al pubblico della poesia
mentre fanno la vita.

5.
La moglie e le sue braccine adorabili
da stampigliare a baci e morsi
se ne esce in vestaglia
a prendere un caffè al sole.

6.
Con poche parole
o forse addirittura senza
possiamo, anziché franare,
tornare a ritirarci
nei nostri accoglienti
teatrini dell’assurdo.

7.
Mettendo in rapporto
il consumarsi delle sigarette e
il consumarsi delle matite.
Perché per comprendere una poesia
non possiamo smontare una macchina da scrivere
o mettere in infusione una collanina.

8.
Recuperare il lirismo riciclandolo male:
fisso la peluria dorata delle tue braccia
filtrando un viso attraverso le labbra
e senza le labbra
spuntare il senso, ridere ancora.

9.
È così che tolgono
a chi fa poesia
il diritto di non fare poesia:
intrappolando i mastroianni
con le scarpe da tennis
in un popolare universo erotico.

10.
Se avessimo lasciato
le tracce nere dello smog
sui monumenti del nostro malcontento.
Ci passano un piatto
che non piace a nessuno:
il romanzo è morto
il cinema è morto
la poesia è morta
il piatto è vivo e sta benone.

11.
A diciassette anni
le nostre guance erano gonfie
non sapevamo
che i pavoni avessero un richiamo amoroso
simile agli urletti compiacenti delle donne.

12.
(Tutte le mie bambine
che hai potato
e lasciato deperire.)
Estraendo efelidi dal taschino della giacca
io assorbivo i discorsi
senza mai parteciparvi.
Avevamo capelli
lunghi fino a metà schiena.
Nella menzogna suprema
che in sostanza era
sentirvi darvi degli stronzi
mordendo le labbra.

13.
A questo punto
non indossiamo mutandine.
Uno sguardo sul traffico e siamo donne.
Accarezziamo il gatto
sognando che qualcuno di poco raccomandabile
ci chiavi nel magazzino di un bar.
Ridiamo isteriche
corteggiamo gli ismi.

14.
Esperte della nostra inesperienza
serissime
una piccola folla
in coda per il cesso.

15.
Mi piaceva quando gli uomini fumavano a tavola
c’erano molte meno cose
da dimostrare
potevano anche essere sprezzanti
non dovevano intimidire
uscendo dal locale.
(Sono anni
che la gente non si segue più per strada.)

16.
La fine è giocare sulla sabbia.
Finiscono sull’argine.
La struttura metallica
di una storia d’amore
che puliscono con l’aceto e la paglietta.
Cucinano parole destinate a freddarsi
o finire in cenere.
Eppure si amavano ancora
quando suonare l’ukulele
non era niente di speciale.

17.
Il senso della fine:
un ascensore per i piani interrati
e là sotto
un corpo non comune
sul quale nessuno sputa.
Il disprezzo andrebbe rivalutato.

18.
La tenerezza
circostanza aggravante
fa soprassedere
ti slaccia il reggiseno
senza che nessun altro se ne accorga
solo per ricordati
chi comanda.

19.
I salotti, dalla fine all’inizio.

20.
Amica mia
io continuo a pensare
che prima che passino altri quindici anni
dovremmo scopare per qualche ora
e metterci un punto.
(Nelle caselle
amori di riparazione
un plauso per ogni bugia
un plauso per ogni omissione)

21.
Uniamoci
nella riproduzione della camera di Van Gogh.
Non c’è nulla di nuovo.
Porteremo gli occhiali scuri di sera.
Giocheremo con le sigarette senza bruciarci le dita.
Brinderemo ancora alle cose che accadono.
Nel giallo del giorno ci dichiareremo finiti:
e allora, anche allora, scriveremo una poesia.

Gocce d’acqua su pietre roventi

20 Maggio 2016 § Lascia un commento

1.
C’è qualcosa di osceno nell’ordine
la pulizia
è una mano
condotta oltre la cintola
per spingersi nelle mutande
e afferrare il pene.

2.
Tre anni.
Tantissimo tempo
dopo il quale si ameranno ancora,
o no.

3.
Fanno quello che va loro di fare.
Lui ha un viso elegante
è oltremodo educato.

4.
L’amante è un sogno slabbrato
che penetra bruciando
fortemente definito
luminoso e stereotipato
come una telenovela.

5.
Il dubbio è il ragazzo
che parla moltissimo
per riempire
il silenzio
di non sapere.

6.
In un modo o nell’altro
ci sono dimensioni umane
che decrescono
il puro fatto
di esistere:
quando siamo incantevoli
nella luce spietata del mattino
e nulla resiste di
morbido o esaudito.

7.
La bellezza
un danno inaudito
serve solo ad alzare
l’ipotetico prezzo
delle mansioni.

8.
All’improvviso
il ragazzo si sdraia.
Sul soffitto
vede passare
anni disastrosi
che lo tormentano come un processo
senza possibile assoluzione.

9.
L’universo si raccoglie,
attorno a lui, sul tappeto,
fibra elastica
che comanda l’estinzione
dalla luce fino al buio.

liriche dal cavedio

19 Maggio 2016 § Lascia un commento

la latta conteneva un candore che
contendeva il calore con la luce e noi
prendemmo ad ascoltarla da più
vicino quasi sperando di potere un
giorno essere in essa contenuti o
addirittura di divenire un giorno
noi stessi latta e brillare empirci
arrugginire beatamente quando
fosse sopraggiunto il momento

liriche dal cavedio

18 Maggio 2016 § Lascia un commento

la bambina cinese con gli occhi
macchiati di blu e i piedi affossati
nell’argilla nel mese di maggio oh
lei così spoglia di fogli e pronta a
governare il mio edificio mentre
noi usciamo rimanendo perfetti e
immobili nel riquadro che la finestra
ci rende come specchio dove nuotiamo
ciechi

liriche dal cavedio

5 Maggio 2016 § Lascia un commento

aspetti minuti della sopravvivenza come
olio o coperta o guance sporche e polvere
sulle scarpe nello zaino che si disfa a ogni
passo e il sole cede spazio a un buio totale
perché sia nascosto tutto questo tutto sia
serrato dietro un muro che non fa passare
che noi dovremmo sentire come una cosa
sicura

un pezzo d’amore

4 Maggio 2016 § Lascia un commento

una voragine aperta nel torso
di un uomo centrato nella scenografia
azzurrina di un dramma dove si consuma
la carne dove alla presenza umana si
sostituisce un’assenza di colonna e
l’amore è raschiato con le unghie dai
muri umidi dove cresce rigoglioso – dove
si espande si espande densissimo e
immane.

fenomeni di collisione

1 Maggio 2016 § Lascia un commento

smorzata che fu la città si accesero
i parapetti così che tutti poterono
ammirare un’esposizione di cifre a
formare linee, e direzioni, e forze
nello spintonamento di concetti, cellule
moti e spostamenti vari, molto passare
di tempo nel tempo che sostava, a lato,
schiacciato contro le pareti per non farsi
schiacciare dal flusso, dalle luci.

alveo

1 Maggio 2016 § 1 Commento

cosa perdi quando non puoi perdere
una città sull’acqua, che è scura, che
ha la temperatura degli scoppi, che
digrada dolcemente verso alture come
sbavature di luci o anche impressioni
stellari da altezza vertiginose, e i passi,
e le danze viste e non assaggiate quando
ci si sporge a spiare dentro una vita un
vaso, che non contiene, che possiede.

Dove sono?

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